Allarme!
La Regione Friuli-Venzia Giulia sta perdendo il trattino. Ci si dovrebbe
allarmare in Friuli! Ma pare che invece nessuno se ne occupi. Ai primordi della
Regione a statuto speciale, il capoluogo era Trieste, ma i Presidenti erano
friulani. Ora non più. E’ naturale che Presidenti che non conoscono la storia
del Friuli possano anche non capire l’importanza di quel trattino. A
sottolineare l’importanza di quel trattino ci si è messo anche il terremoto, da
cui è nata l’Università di Udine o meglio del Friuli. Distinta quindi da quella
della Venezia Giulia. Mi auguro non sia necessario un nuovo terremoto per
ricordare l’importanza di quel trattino, che racchiude in sé tutta la storia
del Friuli. Per questo è così importante da dover suonare l’allarme, vedendolo
in pericolo. Ma pare i Friulani siano in tutt’altre faccende
affaccendati.
Emblematica
o sintomatica che dir si voglia la vicenda del Consorzio Friuli Innovazione. E’
nato dall’allora Agemont, Agenzia per lo sviluppo della montagna, per
rispondere alla domanda su che cosa può fare l’Università di Udine per la
montagna Friulana. Non con un nuovo convegno ma in concreto, nei fatti! La
risposta che ci si era data, di concerto con il Centro Ricerche Fiat, era che
l’Università poteva essere una “fucina”
di innovazioni da calare a sviluppo della montagna. Strada facendo, per
amore o per forza, ci si è accorti che la domanda su che cosa poteva fare in
concreto l’Università era senza risposta anche a livello più generale, ed è
nato un Consorzio per il trasferimento delle innovazioni che si coltivano e
sviluppano all’interno dell’università, a tutto il territorio friulano. Come? Come
si fa in altre parti. Favorendo il collegamento tra l’Università e le Aziende
con i ricercatori che finiscono in azienda con i risultati delle loro ricerche
e diventano manager dell’innovazione all’interno delle aziende. In questo modo
le aziende hanno al loro interno la figura che ha come compito quello di farsi carico di
tenere sempre vivo l’obiettivo dell’innovazione di prodotto e di processo.
Oppure realizzando un incubatore di imprese destinato ai ricercatori o ai neo
laureati che intendano mettersi in gioco e spendersi a realizzare in proprio
una idea di business coltivata nel percorso universitario. Il Consorzio era
nato per questo, e forse è diventato qualcosa di molto diverso. D’altra parte
l’Agemont che si era posta gli stessi obiettivi, figliando il Consorzio, ora
viene fagocitata e annullata nel Consorzio! Il complesso di Edipo....
Ora però si legge che il
Consorzio sarà fagocitato dall’Area di Ricerca di Trieste. Ed è qui che nasce
il problema del “trattino”. Se il Consorzio doveva essere. Dovrebbe essere. E
comunque è opportuno che sia. Il tramite per trasferire al Friuli la carica di
innovazione che dovrebbe svilupparsi all’interno dell’Università del Friuli,
che c’entra l’Area? O c’entra perché, non conoscendo la storia, qualcuno pensa addirittura
sia solo un primo passo per fare
un’unica università del Friuli Venezia Giulia, senza trattino?
Peraltro
l’Area di Ricerca è collocata a Trieste ma è un Centro di Ricerca Nazionale,
con il quale è evidente che i centri di ricerca locali come Friuli Innovazione
o Agemont devono collaborare. Ma un
conto è approfittare del vantaggio di avere in Regione un centro di ricerca
nazionale, finanziato dal Ministero, un conto è farsi assorbire, annegando
ogni idea di autonomia anche nel campo
della ricerca.
Qualcuno potrebbe dirmi: “Ma un
carnico non ha abbastanza da pensare a chiedersi dove sta andando la Carnia?”
Certo che sì. Ma purtroppo anche la chiusura dell’Agemont è un segnale di dove
la si voglia far andare! Si chiude l’Agemont per andare a Friuli Innovazione,
si chiuderà il Consorzio per andare in Area. Non si tiene più conto della
specificità dei territori, della loro storia. Se qualcuno inizia a pensare che
la storia non abbia nulla a che vedere con l’economia, e in generale con lo
sviluppo della società. E’ il caso di lanciare l’allarme. Sta sbagliando!....
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