mercoledì 29 aprile 2020

L'inerzia per invidia.


QUALI ELEMENTI TROVO NELLA STORIA PER COMPRENDERE COME SI E’ COSTRUITA L’INERZIA  DEI FRIULANI ?
                Quando Biblioteca dell’Immagine mi ha chiesto di scrivere la storia della Carnia, per quella che era stata anche la mia esperienza di amministratore, non mi sono posto solo il problema di come raccontarla, perché fosse di facile lettura e comprensione, mi sono posto anche l’obiettivo di capire  che lezione ci può venire dalla storia per saper affrontare meglio il presente per poter progettare il futuro.
                E’ vero che la storia è maestra di vita, ma solo se gli sai porre le domande che ti servono per il presente. La domanda di fondo con la quale mi sono rivolto alla storia della “mia” Carnia è stata: “Perché si vive ora in questo stato di inerzia? Travolti dalla frana demografica sembra non ci sia altro atteggiamento possibile che quello di attendere, come andrà a finire.
                La risposta che mi sono dato è che lo stigma del carnico è l’invidia. Ho trovato una conferma puntuale nell’analisi della storia della carnia fatta l’antropologo Patrik Heady. Dopo alcuni mesi trascorsi in Carnia, riporta le conclusioni a cui è giunto in un libro intitolato significativamente “Il popolo duro” e individua appunto nell’invidia elemento caratterizzante il carattere del popolo carnico.
                Ma se leggiamo la storia della Carnia come la storia dell’invidia del carnico, ci rendiamo conto che dalla stessa base caratteriale possono derivare due risposte completamente differenti, opposte. L’invidia mi può portare a gareggiare per emergere e affermare la mia superiorità, al contrario mi può portare a mettere i bastoni tra le ruote a chi  mi sta vicino per impedirgli di emergere, mettendo così in evidenza la mia inferiorità nei suoi confronti.
                Partendo da questo assunto in premessa, si arrivo a concludere che abbiamo sbagliato e stiamo sbagliando tutto (io compreso per la parte che ho avuto nella storia recente!). Quando lavoriamo per “fare rete”, “fare sistema”, è tutto tempo perso! Il carnico è emerso, (spesso alla grande) quando è uscito dalla Carnia, o quando pur restando in Carnia è entrato in relazione con l’esterno, e da questo relazione ha fatto il punto di forza per vincere le resistenze interne, per vincere la cappa soffocante dell’invidia.
                E’ uno schema che può essere applicato anche al Friuli? Ne parleremo alla prossima puntata.!


mercoledì 25 marzo 2020

Proclama Cosacco ai Carnici,


PROCLAMA COSACCO AI CARNICI (1944-45)

ITALIANI!

            Chi vi disse che noi cosacchi,  siamo venuti qui per combattere contro il popolo italiano, contro la vostra religione e per conquistare la vostra terra?
Chi dice questo NON DICE LA VERITA È UN MENTITORE.
            Sono i capitalisti che  non pensano al benessere del popolo ma soltanto al proprio, che vi mentono per egoismo e sono gli agenti ebreo-comunisti che vi vogliono ingannare con la loro bugiarda propaganda, così come hanno ingannato i 200 milioni di russi.

ITALIANI!
            I nostri cuori sono pieni di profonda riconoscenza per voi. I vostri soldati che insieme con i soldati della grande Germania ci hanno liberati da indescrivibili spaventi e insopportabile terrore, ci hanno ridato, insieme ai tedeschi, IL NOME DI CRISTO E CON ESSO LA RELIGIONE E LA FEDE E CI HANNO DATO IL DIRITTO AL LIBERO LAVORO.
            I cosacchi, le cosacche ed i loro figli, hanno sempre ornato e curato le tombe dei migliori e più valorosi figli del popolo italiano, che caddero sulla nostra terra nelle lotta contro il nemico del genere umano, il bolscevismo. Noi abbiamo accolto i vostri, come nostri liberatori e i nostri sacerdoti hanno pregato per loro.
            E pur tuttavia volete credere ai mentitori che cercano di persuadervi che noi siamo venuti per profanare la vostra religione e per prendere la vostra terra.
            Noi prendiamo a testimoni il cielo e la storia e proclamiamo solennemente: CIO’ NON SARA’ MAI! LA NOSTRA TERRA RUSSA CI ATTENDE,
            UDITE PERO’ PER CHE COSA COMBATTIAMO!
            Noi combattiamo contro quella potenza giudeo-comunista, il bolscevismo che costò alla Russia più di trenta milioni di innocenti, che distrusse le chiese, che ordinò la fucilazione  dei credenti o la loro deportazione in Siberia. Essi hanno trasformato la Russia, una volta così ricca, in un paese poverissimo; tutto era diventato scarso, il pane, il sale, i vestiti e le scarpe. L’anima del popolo russo venne avvelenata dagli insegnamenti dei senza Dio; venne predicato il disprezzo per il valore della vita umana; si incitarono i figli a spiare i genitori ed i genitori a spiare i figli.
TUTTI DIVENNERO SPIRITUALMENTE E MORALMENTE DEGLI  SCHIAVI.
            E noi combattiamo contro questi delinquenti giudeo-comunisti, e noi continueremo a combattere fino alla definitiva vittoria su questo nemico dell’umanità.
            Noi siamo disposti piuttosto a morire, se Dio lo dovesse esigere, piuttosto che diventare di nuovo schiavi del bolscevismo ebraico.

ITALIANI!
            Non è trascorso ancora molto tempo da quando voi stessi combattevate su suolo straniero contro il bolscevismo, per aiutare il governo spagnolo di Franco. Anche voi combattevate allora soltanto contro la falsa dottrina giudeo-comunista e non già con l’intenzione di conquistare la Spagna o di offendere la sua religione.
            I condottieri del popolo tedesco e del popolo italiano, Hitler e Mussolini, hanno sguainata la spada per proteggere l’Europa dal bolscevismo e dai suoi complici, gli anglo-americani, e voi tornaste da adempiere il vostro compito su terra a voi straniera, su terra russa.
            Vi abbiamo salutati con gioia perché avevamo degli scopi comuni.
            ORA NOI COSACCHI RUSSI COMBATTIAMO CONTRO QUESTA PESTE DEL MONDO DAPPERTUTTO DOVE L’INCONTRIAMO: NELLE FORESTE POLACCHE, SUI MONTI DELLA JUGOSLAVIA, SULLA SOLATIA TERRA ITALIANA.
            E se molti dei vostri stanno tra le file di coloro che sono gli sgherri di questo aborto del genere umano, vuol dire che siete stati traditi, venduti e ingannati e che non combattete allora per la vostra libertà ma per i piani di conquista del mondo per conto dei comunisti e dei capitalisti ebrei della Russia Sovietica, dell’Inghilterra e dell’America, VOI VI FORGIATE IN QUESTO MODO DA SOLI LE CATENE DELLA SCHIAVITU’.
ITALIANI!
            MEDITATE! ASCOLTATE NOI che vi parliamo per amara esperienza, poiché abbiamo pagato la nostra cieca fiducia, con milioni di vite umane. Venite da noi, combattiamo insieme per una LIBERTA’NAZIONALE DI TUTTI I POPOLI E PER UN NUOVO ORDINE EUROPEO SULLE BASI DELLA GIUSTIZIA E DELLA RELIGIONE CRISTIANA.
                                                           LO STATO MAGGIORE DEI COSACCHI. 

domenica 9 febbraio 2020

Alarme! La Regione sta perdendo il "trattino"



Allarme! La Regione Friuli-Venzia Giulia sta perdendo il trattino. Ci si dovrebbe allarmare in Friuli! Ma pare che invece nessuno se ne occupi. Ai primordi della Regione a statuto speciale, il capoluogo era Trieste, ma i Presidenti erano friulani. Ora non più. E’ naturale che Presidenti che non conoscono la storia del Friuli possano anche non capire l’importanza di quel trattino. A sottolineare l’importanza di quel trattino ci si è messo anche il terremoto, da cui è nata l’Università di Udine o meglio del Friuli. Distinta quindi da quella della Venezia Giulia. Mi auguro non sia necessario un nuovo terremoto per ricordare l’importanza di quel trattino, che racchiude in sé tutta la storia del Friuli. Per questo è così importante da dover suonare l’allarme, vedendolo in pericolo.  Ma  pare i Friulani siano in tutt’altre faccende affaccendati.
Emblematica o sintomatica che dir si voglia la vicenda del Consorzio Friuli Innovazione. E’ nato dall’allora Agemont, Agenzia per lo sviluppo della montagna, per rispondere alla domanda su che cosa può fare l’Università di Udine per la montagna Friulana. Non con un nuovo convegno ma in concreto, nei fatti! La risposta che ci si era data, di concerto con il Centro Ricerche Fiat, era che l’Università poteva essere una “fucina”  di innovazioni da calare a sviluppo della montagna. Strada facendo, per amore o per forza, ci si è accorti che la domanda su che cosa poteva fare in concreto l’Università era senza risposta anche a livello più generale, ed è nato un Consorzio per il trasferimento  delle innovazioni che si coltivano e sviluppano all’interno dell’università, a tutto il territorio friulano. Come? Come si fa in altre parti. Favorendo il collegamento tra l’Università e le Aziende con i ricercatori che finiscono in azienda con i risultati delle loro ricerche e diventano manager dell’innovazione all’interno delle aziende. In questo modo le aziende hanno al loro interno la figura che  ha come compito quello di farsi carico di tenere sempre vivo l’obiettivo dell’innovazione di prodotto e di processo. Oppure realizzando un incubatore di imprese destinato ai ricercatori o ai neo laureati che intendano mettersi in gioco e spendersi a realizzare in proprio una idea di business coltivata nel percorso universitario. Il Consorzio era nato per questo, e forse è diventato qualcosa di molto diverso. D’altra parte l’Agemont che si era posta gli stessi obiettivi, figliando il Consorzio, ora viene fagocitata e annullata nel Consorzio! Il complesso di Edipo....
                Ora però si legge che il Consorzio sarà fagocitato dall’Area di Ricerca di Trieste. Ed è qui che nasce il problema del “trattino”. Se il Consorzio doveva essere. Dovrebbe essere. E comunque è opportuno che sia. Il tramite per trasferire al Friuli la carica di innovazione che dovrebbe svilupparsi all’interno dell’Università del Friuli, che c’entra l’Area? O c’entra perché, non conoscendo la storia, qualcuno pensa addirittura sia solo un primo passo per  fare un’unica università del Friuli Venezia Giulia, senza trattino?
Peraltro l’Area di Ricerca è collocata a Trieste ma è un Centro di Ricerca Nazionale, con il quale è evidente che i centri di ricerca locali come Friuli Innovazione o  Agemont devono collaborare. Ma un conto è approfittare del vantaggio di avere in Regione un centro di ricerca nazionale, finanziato dal Ministero, un conto è farsi assorbire, annegando ogni  idea di autonomia anche nel campo della ricerca.
                Qualcuno potrebbe dirmi: “Ma un carnico non ha abbastanza da pensare a chiedersi dove sta andando la Carnia?” Certo che sì. Ma purtroppo anche la chiusura dell’Agemont è un segnale di dove la si voglia far andare! Si chiude l’Agemont per andare a Friuli Innovazione, si chiuderà il Consorzio per andare in Area. Non si tiene più conto della specificità dei territori, della loro storia. Se qualcuno inizia a pensare che la storia non abbia nulla a che vedere con l’economia, e in generale con lo sviluppo della società. E’ il caso di lanciare l’allarme. Sta sbagliando!....


sabato 10 dicembre 2011

Nuovi strumenti per lo sviluppo della montagna.

Chiusa l'Agemont, eliminate le Comunità montane...Meglio di così. Eliminando gli strumenti che avrebbero dovuto risolvere i problemi, senza sostituirli con nuovi strumenti, implicitamente si nega l'esistenza dei problemi. E se non ci sono più problemi, di cosa continui a lamentarti tu ingrato uomo della montagna, invece che ringraziare la Natura che ti ha dato le montagne?

giovedì 18 febbraio 2010

La favola delle Terme di Arta.

Da un po’ di tempo (hobby da pensionato!) mi dedico a riscrivere le favole. Le scrivo alla rovescia. Mi piace l’idea d’un mondo in cui l’agnello fa fesso il lupo, e il corvo si prende gioco della volpe…Essendo le favole un modo per interpretare la realtà, m’è venuta spontanea l’idea d’una favola sulla realtà: la favola delle terme di Arta.
C’era una volta…così iniziano le favole, ma purtroppo a volte inizia anche la realtà… C’era una volta, un secolo fa… c’era in Carnia uno stabilimento termale così famoso che ci si muoveva da Bologna (con i mezzi e la viabilità del tempo!), come il poeta Giosuè Carducci, per utilizzarne le cure. Oggi, pur con una strada di accesso orribile come la porrettana, a non molti chilometri da Bologna, c’è il complesso termale di Porretta Terme in grande sviluppo, mentre langue ancora Arta Terme. E questo malgrado le risorse non indifferenti che la Regione, a più riprese, ha investito per sviluppare il complesso termale, e per migliorare l’offerta alberghiera, con la sistemazione dell’Hotel Savoia.
Diceva mio nonno che chi ha fatto dieci deve saper fare anche cento… Gli investimenti che la Regione ha fatto per il turismo invernale, per evidenti motivi, non possono venir lasciati gestire dai piccoli Comuni nei quali ricadono. E giustamente a questo scopo è nata la società regionale Promotur… Ma le terme di Arta sono un complemento dello Zoncolan, e sono la punta di diamante che può trainare lo sviluppo del turismo verde e del turismo estivo di tutta la Carnia! Come si può pensare vengano gestite dal Comune di Arta?... Qualsiasi sia l’Amministrazione che lo regge, per logica democratica, deve essere più preoccupata del rapporto con le sue Frazioni che dello sviluppo della Carnia…
Per evitare la chiusura per l’anno in corso (altroché Porretta Terme!) la Regione si è fatta carico d’una gestione provvisoria con la Promotur. Ma perché provvisoria?...
Se vogliamo un lieto fine per la favola, la morale può essere una sola: il Comune cede alla Regione il compendio termale con l’Albergo Savoia con tutti gli annessi e pregressi, e riceve in cambio le risorse necessarie per risistemare il paese. Anche l’ambiente degradato non agevola certo lo sviluppo turistico!...
Siccome in questa favola non c’è da far fesso nessuno, e nessuno di cui prendersi gioco, la variante rovescia, potrebbe essere che la Regione fa la proposta al Comune, nell’interesse dello sviluppo della Carnia, e per evitare che vadano sprecati i massicci investimenti fatti in questi ultimi anni..

martedì 17 novembre 2009

Carnia: la montagna senza confini.

Carnia: la montagna senza confini
Cuore dell’euroregione senza confini.
Montagna senza i confini di Stato,
La Montagna con le Dolomiti senza i confini tra Regioni.
Montagna senza confini tra storia e leggenda,
Montagna senza confini tra colori e sapori
La montagna delle emozioni senza confini
La montagna senza confini tra passato e futuro.
La montagna senza confini tra poesia e tecnologia.

sabato 14 novembre 2009

Il giro d'Italia in Carnia.

La salita del monte Zoncolan ha reso famosa la Carnia a tutti quelli che si interessano di ciclismo. Anche quest'anno la 15 tappa del giro, percorrerà la Carnia da Tolmezzo a Paularo per risalire all'arrivo lo Zoncolan dalla parte di Ovaro. Per chi vuole vedere una presentazione della tappa
http://video.gazzetta.it/?vxChannel=giroditalia&vxClipId=2570_74a3a000-c00b-11de-9333-00144f02aabc
Chi invece volesse vedere la presentazione di tutto il giro può entrare nel sito ufficiale della Gazzetta dello sport.
http://www.gazzetta.it/Speciali/Giroditalia/it/16-10-2009/sabato-24-giro-2010-501636050795.shtml