Leggo da un documento dell’UNCEM che la fusione tra piccoli Comuni contermini può essere proposta soltanto da uomini senza storia e geografia. Il giudizio mi pare condivisibile quando si parla di costituire i comuni di vallata: aggregazioni tra realtà che non spesso non hanno nulla da condividere né sul piano della storia né su quello delle relazioni attuali. Ma nel nostro caso è invece proprio la storia e la geografia e portarci a pensare alla Carnia come un unico Comune.
Che il territorio costituisca una entità geografica chiaramente definita e fuori discussione.
Sul piano storico citando da Furio Bianco in “Comunità di Carnia” fu con la conquista napoleonica che “alla tradizionale polverizzazione sul territorio di piccole entità amministrative, separate ed autonome le une alle altre, gelose delle proprie prerogative, si sostituì la politica dell’accorpamento amministrativo, di più villaggi contermini”.
Prima la struttura amministrativa della Carnia aveva come base la comunità degli abitanti dei villaggi. La Comunità di Carnia era fatta da tante comunità di villaggio. Si può celebrare in questi anni il bicentenario della nascita dei Comuni. Ma non sono bastati duecento anni a creare l’identità di Comune, resiste ancora e prevale l’identità di villaggio.
Possiamo proseguire sulla linea napoleonica, realizzando ulteriori accorpamenti o tornare a quella che era la vera identità della Carnia e pensare ad un unico Comune costituito da tante Comunità di paese, puntando a valorizzare il patrimonio culturale della nostra identità.
Possiamo proseguire sulla linea napoleonica, realizzando ulteriori accorpamenti o tornare a quella che era la vera identità della Carnia e pensare ad un unico Comune costituito da tante Comunità di paese, puntando a valorizzare il patrimonio culturale della nostra identità.
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