martedì 17 novembre 2009

Carnia: la montagna senza confini.

Carnia: la montagna senza confini
Cuore dell’euroregione senza confini.
Montagna senza i confini di Stato,
La Montagna con le Dolomiti senza i confini tra Regioni.
Montagna senza confini tra storia e leggenda,
Montagna senza confini tra colori e sapori
La montagna delle emozioni senza confini
La montagna senza confini tra passato e futuro.
La montagna senza confini tra poesia e tecnologia.

sabato 14 novembre 2009

Il giro d'Italia in Carnia.

La salita del monte Zoncolan ha reso famosa la Carnia a tutti quelli che si interessano di ciclismo. Anche quest'anno la 15 tappa del giro, percorrerà la Carnia da Tolmezzo a Paularo per risalire all'arrivo lo Zoncolan dalla parte di Ovaro. Per chi vuole vedere una presentazione della tappa
http://video.gazzetta.it/?vxChannel=giroditalia&vxClipId=2570_74a3a000-c00b-11de-9333-00144f02aabc
Chi invece volesse vedere la presentazione di tutto il giro può entrare nel sito ufficiale della Gazzetta dello sport.
http://www.gazzetta.it/Speciali/Giroditalia/it/16-10-2009/sabato-24-giro-2010-501636050795.shtml

venerdì 6 novembre 2009

La preoccupazione dei commercianti.

Era prevedibile la risposta immediata dei commercianti alla mia provocazione sulla pedonalizzazione di parte del centro storico, meno prevedibile la supponenza con la quale considerano il centro come "cosa nostra". La mia proposta non è anacronistica visto che coincide con i lavori di una commissione chiamata a decidere il futuro della piazza, e il mio non è un intervento che tende alla desertificazione del centro storico di Tolmezzo, non fosse altro perché il centro è già un deserto.
Da una pedonalizzazione supportata dalla creazione di una massiccia dotazione di parcheggi ai margini, può trarre uno stimolo allo sviluppo, come in altre parti è già avvenuto. Comunque ritengo sia una ipotesi su cui sia legittimo discutere, e che per essere documentati, riguarda una ventina tra negozi ed esercizi pubblici e cinque banche…Se continuiamo con la politica di non disturbare il centro, perché soffre già molto, corriamo il rischio di svegliarlo quando sarà troppo tardi, perché definitivamente morto. A me comunque piacerebbe invece che i cittadini facessero rumore per riappropriarsi del centro della loro città.
E´vero che anch´io, come ex Sindaco, devo fare il "mea culpa", ma non per il parco urbano sulla ex ferrovia che è il luogo più frequentato di Tolmezzo, o per aver voluto la circonvallazione che elimina dal centro il traffico di passaggio, ma al contrario per essermi a volte lasciato condizionare dal conservatorismo delle associazioni dei commercianti e mi auguro, per il bene di Tolmezzo, che l’attuale Amministrazione comunale abbia il coraggio di arrivare dove non sono arrivate le precedenti.

giovedì 5 novembre 2009

Tolmezzo a piedi in centro.


Per evitare strumetalizzazioni a priori desidero precisare che non ho proposto la pedolanizzazione di “tutto il centro storico” , ma di P.zza XX settembre, via Cavur via Del Din e via del Duomo (la parte tratteggiata nell’allegata cartina!).
Sul fatto che non ho preso questa decisione quando ero Sindaco, ho già risposto in anteprima (mi aspettavo l’obiezione!) dicendo che i tempi non erano maturi, come non lo sono stati per Tondo e Cuzzi, mentre oggi (a mio avviso!) lo sono. Ma non è questo il problema! Spero si trovi il modo per parlare del futuro di Tolmezzo non del passato.
La mia proposta va vista collegata ad un grande parcheggio multipiano nell’area ex Delli Zotti (l’attuale parcheggio di fronte alla stazione delle autocorriere).
Mi stupisce il fatto che ci siano persone come “Giovanni” che riterrebbero vantaggioso per Tolmezzo se tutto il traffico della circonvallazione attraversasse il centro storico, ma oagni opinione è legittima.
Ringrazio “Andrei Periboschi” per aver dato una logica stringente, anche dal punta di vista commerciale alla mia ipotesi.
Perché non si mettono in campo alcune soluzioni alternative, e Tolmezzo News apre un sondaggio sull’argomento?...

sabato 31 ottobre 2009

La piazza XX settembre a Tolmezzo

Tra le righe delle polemiche sollevate dall’UDC che chiede maggiore collegialità in seno alla maggioranza, si viene a sapere a Tolmezzo che il Comune ha ottenuto dalla Regione due milioni di euro per la sistemazione della piazza centrale, che alcuni professionisti locali sono stati invitati a studiare in fretta delle soluzioni progettuali, che si è insediata una commissione ristretta per scegliere il professionista cui affidare il progetto esecutivo, che tanta fretta sarebbe giustificata dalla necessità di impegnare rapidamente il contributo regionale.
Se il problema fosse solo di metodo si potrebbe sostenere che riguarda i consiglieri comunali, ma nel merito si tratta della sistemazione della piazza principale del paese, un argomento quindi che richiederebbe il massimo coinvolgimento di tutti i cittadini. Sulla sistemazione della piazza sono già stati indetti dei concorsi di idee, i cui risultati potrebbero venire recuperati, ma il problema, almeno a mio parere, non è tanto o solo estetico. Il problema dell’arredo, va affrontato dopo aver assunto una decisione sulla funzione che si vuole dare alla piazza.
Lo sviluppo urbano di Tolmezzo è avvenuto attorno al crocevia delle strade che portano al passo della Mauria e di Monte Croce, in qualche modo inglobando il crocevia. Quando subito dopo il terremoto si è realizzata la circonvallazione, si è modificato radicalmente l’assetto viario del paese. Agli accessi da nord e da sud se ne aggiunto uno da ovest che è diventato il più importante. Di conseguenza si è tentato a più riprese di modificare l’organizzazione del sistema viario cittadino, ma forse i tempi non erano maturi. Lo sono ora, se si vuole dare un assetto definitivo alla piazza principale, perché questo assetto non può che derivare dalle funzioni che gli si vogliono attribuire, nell’organizzazione generale del sistema urbano.
Ai soli fini di aprire una discussione, per stimolare la partecipazione più ampia della cittadinanza vorrei provarmi a lanciare una idea. Ogni volta che si è parlato di pedonalizzazione del Centro storico ci si è riferiti al nucleo più antico di Via Roma, ma il fatto che la via conservi ancora il ruolo di asse principale per l’attraversamento del paese da sud a nord, ha fatto sì che si finisse sempre per lasciar cadere il discorso. L’idea di pedonalizzare soltanto la parte centrale della piazza, sarebbe valida soltanto nella logica del “meglio che niente”. La soluzione sulla quale vorrei si riflettesse è quella di pedonalizzare la piazza, allargando l’area d'intervento al Duomo e alle due vie che lo fiancheggiano, per salire su Via Cavour, e scendere a ricomprendere via Del Din. Una zona pedonale che adeguatamente arredata collegherebbe la biblioteca, i Palazzi Frisacco e Gortani e la sala mostre (da recuperare ad un uso pubblico, valorizzando il passaggio su Piazza Centa). La soluzione darebbe senso alla scopertura della roggia come elemento dell’arredo del centro urbano e darebbe risalto a tutto il pregevole complesso edilizio del centro dal Duomo al Municipio.
Con quali problemi per il traffico? Nessuno se l’intervento viene visto nella logica di una Tolmezzo con accesso da via XXV aprile, con il vantaggio di un centro storico che dista meno di un chilometro dallo snodo della circonvallazione. Su questa direttrice di entrata (che va sistemata come ingresso principale alla citta!) si incontra quasi a ridosso del centro l’area ex Delli Zotti, ora sistemata a parcheggio. Potrebbe diventare l’area su cui far sorgere il complesso edilizio che segna la Città di Tolmezzo del duemila, con gli Uffici di rappresentanza della Regione della Provincia e, (perché no?) del Comune della Carnia, ma che nello scantinato potrebbe avere un parcheggio multipiano capace di accogliere le autovetture di quanti vogliono accedere al centro storico. Qualche architetto in vena di fantasia potrebbe immaginare anche queso parcheggio collegato con un tunnel sotterraneo fino ai portici dell’ala nuova del Tribunale... Ma anche senza tunnel la distanza tra la piazza principale ed il parcheggio sarebbe più o meno di duecento metri, e proprio per questo credo che comunque la sistemazione della piazza principale vada pensata in stretta relazione con questo parcheggio..
Ma il traffico che scende da via Matteotti? Con adeguati interventi a nord, potrebbe venir eliminato come traffico di transito, ridotto quindi a quello dei soli residenti e clienti dei negozi ed uffici ubicati nella via, e quindi venir dirottato in fondo su via R. Della Torre, per consentire la pedonalizzazione di Via Cavour.
La mia più che una proposta potrebbe risultare una provocazione, e in un certo senso lo vuol essere: per provocare un dibattito sulla sistemazione della piazza principale del Comune, prima che sia troppo tardi...

venerdì 23 ottobre 2009

Il Comune domotico.


C@S@.

Il nonno mi raccontava di come alla sera era vivo il paese ai suoi tempi. Non era arrivata ancora l’elettricità. Per le strade i rari passanti si facevano luce con il lampione a petrolio. Le finestre delle case vivevano dei riflessi delle fiamme del focolare, e agitavano le ombre sulla via. C’era luce anche nelle finestrelle di qualche stalla. Al caldo prodotto dagli animali vi si raccoglievano a gruppi le persone, passando il tempo a parlare e raccontare, in “file” come si era soliti dire. Il paese viveva nel primo farsi del buio della notte nel respiro d’un intrecciarsi di luci ed ombre, nell’eco di parole, di battute e di saluti prima di sciogliersi nel silenzio profondo della notte.
Ora il paese è diverso. L’acciottolato delle strade è stato sostituito dall’asfalto, le case sono tutte rimesse a nuovo. Il Comune ha illuminato a giorno tutte le strade. Ma il paese pare un deserto di luce, che illumina case morte. Dalle tapparelle abbassate non filtra un filo di luce. Potresti pensare che siano tutte disabitate, se non si sentissero uscire delle voci. Non sono le voci della gente del paese, ma quelle metalliche e impersonali della televisione. Tutti si sono chiusi in casa, muti tra loro, a subire le immagini e le parole che escono dal televisore.
E si legge che ci sarà un ulteriore sviluppo: quello della domotica. Le tapparelle si chiuderanno da sé all’arrivo dei proprietari e da sé s’accenderà la televisione, mentre il riscaldamento si è acceso a distanza, prima ancora che il proprietario arrivi a casa. La casa sarà sempre più accogliente, addirittura intelligente per capire, anche a distanza i desideri degli abitanti ed adattarsi alle loro esigenze.
La casa di chiuderà sugli abitanti, perfetta…come una cassa da morto, perché l’abitante potrà fare proprio il morto, per subire la tecnologia che muove la casa, la televisione che lo imbonisce. L’uomo nella sua casa intelligente non avrà più nulla da fare, nulla da pensare, appunto come un morto nella sua cassa….
Come uscire? Tornare al passato del racconto di mio nonno? Non avrebbe senso! La soluzione, una vera favola del futuro l’ha trovata il nuovo sindaco del mio paese.
Il paese è stato coperto da una rete virtuale di collegamenti a banda larga per cui da ogni punto ci si può collegare ad internet. Si è messo assieme un cluster di aziende che hanno prodotto un televisore interattivo, e il Comune ha attivato un sistema di finanziamenti agevolati perché tutte le famiglie potessero dotarsi del nuovo strumento. Si tratta d’un grande schermo a 52 pollici LCD che trasforma il salotto di ogni casa in un home teatro. Non è però una televisione ma è il monitor di una postazione internet, che permette di vedere i canali televisivi, ma anche di interagire.
Ogni famiglia è diventata così cella dell’alveare informatico in cui si è trasformato il paese!...
E’ stato così possibile riprendere le serate “in file” di cui parlava il nonno. Ma non occorre andare nelle stalle, si può stare comodamente sprofondati del divano del salotto. Lo schermo dello speciale televisore si può dividere fino a 100 piccoli riquadri ed ogni riquadro è occupato dall’immagine d’una persona che partecipa ad una discussione. Il sistema è programmato per dare per un minuto la parola a chi la chiede, e questo obbliga le persone ad essere stringate e rende animato il dibattito. La persona che parla viene collocata automaticamente al centro dello schermo, e si vedono le altre 99 in ascolto.
Ci sono più gruppi di dibattito, perché ognuno può lanciare un tema, fissando il momento per l’apertura della discussione. Dall’interesse del tema dipende il numero dei partecipanti. Alcuni si sono messi d’accordo di vedere lo stesso film per poi discuterne ed hanno così fatto nascere un cineforum di paese. Altri invece vedono la stessa partita di calcio, dividendo lo schermo in due parti, in una si vede la partita e nell’altra gli spettatori in rete del paese con i relativi commenti. Si è anche diffusa la moda dei viaggi virtuali: a gruppi ci si mette d’accordo di visitare una città o un museo e poi si mettono assieme le immagine che si sono riportare, i commenti che si sono fatti…
Da alcuni giorni, inoltre, si è aperto un dibattito su come riscrivere la storia del paese e tutti si stanno dando da fare a recuperare documenti, mentre si discute sulle varie teorie o leggende che si conoscono sul paese. Partecipano convinti anche gli immigrati che così, sviluppano un processo di identificazione nel paese, che sviluppa anche in loro lo spirito di appartenenza.
Interessante il dibattito che si è sviluppato sul fatto che un tempo il paese si definisse come “vicinia”, e quindi su quanto le riforme del nuovo sindaco tecnologico potessero aiutare a rifare del paese una vera “vicinia” sviluppando di nuovo i rapporti di prossimità tra le famiglie…
Altrettanto interessante il fatto che a questa vita virtuale del paese possono partecipare anche gli emigrati ed infatti ai gruppi di discussione partecipano anche persone dalla Francia e dalla Svizzera e persino dall’Australia. Come ogni casa ha un televisore così ogni persona è stata dotata di un palmare che serve da telecomando ma consente anche di scaricare i programmi. Così le persone possono restare collegate anche quando sono fuori casa ed anche fuori paese.
Ciò che più era cambiato nel Comune era il rapporto dei cittadini con l’amministrazione. Il Sindaco anticipava in internet tutte le delibere sia di Giunta che di Consiglio e sulle delibere si apriva un dibattito preventivo, una sorta di sondaggio d’opinioni che poi veniva tenuto presente nelle sedute convocate per deliberare formalmente. Il Sindaco in primis, ma anche tutti gli Assessori avevano aperto un forum di discussione con i cittadini. Era poi possibile richiedere ed avere a casa ogni tipo di documento comunale, e anche documenti di altri organismi che il Comune si faceva carico di ottenere per conto dei suoi cittadini.
Anche la scuola del paese è stata dotata d’un televisore interattivo che sostituisce la classica lavagna, e gli scolari fanno teledidattica usando internet come fonte di informazioni e collegandosi con altre scuole nel mondo che usano sistemi analoghi. Al pomeriggio poi il sistema viene utilizzato per costituire dei gruppi di lavoro per il doposcuola, consentendo ad una sola maestra di seguire più gruppi di scolari che formano, sia sul monitor di casa che su quello della scuola, un aula virtuale. Con questo sistema anche gli scolari che sono ammalati possono continuare a seguire le lezioni da casa. Mentre i genitori possono entrare nelle pagine dei loro figli a scuola per sapere se sono presenti, ma anche per conoscere in tempo reali i voti. Tutti gli studenti poi, in quanto cittadini sono dotati di un palmare con il quale si può partecipare alle lezioni virtuali e scaricare i compiti, e nelle giornate di primavera possono partecipare al doposcuola standosene all’ombra di qualche albero in campagna e d’inverno passeggiando sulla neve.
Nel portale del paese sono state aperte delle pagine per ogni famiglia, pagine fatte in modo che si possano riempire con estrema facilità. A tutti sono state dati degli indirizzi mail nome.cognome@ilpaese.it e il fatto ha contribuito a sviluppare il processo di identificazione. Comunque sono stati anche organizzati degli incontri nei quali i nipoti hanno spiegato ai nonni come riempire le pagine, come chattare, come telefonare con Skype vedendo l’interlocutore, e tutte le famiglie si sono fatte un loro piccolo sito con la storia della loro famiglia.
Il negozio di alimentari, la macelleria, il fornaio si sono fatti un sito un po’ più complesso con la possibilità di ordinare on line i loro prodotti. Lo stesso hanno fatto anche alcuni produttori locali soprattutto di prodotti agroalimentari. E’ quindi ora possibile per ogni famiglia ordinare da casa la spesa fatta in paese e per i produttori locali si è attivata la “filiera corta” vantaggiosa sia per i produttori che per i consumatori. C’era il problema di chi la dovesse portare la spesa ordinata tramite web…Il Sindaco è riuscito ad ottenere che le Poste appaltassero ad una cooperativa di giovani il servizio di distribuzione della corrispondenza, e questi si sono organizzati per portare oltre che la posta i prodotti ordinati on line, le medicine ordinate alla farmacia…
Ha aderito al sistema anche il medico del paese, il barbiere, la parrucchiera ed altri prestatori di servizi per cui si possono prenotare visite e incontri, evitando di fare le code. Un giovane un po’ scapestrato, appassionato di informatica, aveva proposto di coinvolgere il parroco per prenotare le confessioni, ma questi si era schermito e l’idea era caduta, come ne erano cadute tante altre…“Le confessioni sono come la morte”, aveva sostenuto il vecchio parroco, “non si possono prenotare!” E di fronte ad una affermazione così categorica ha dovuto arrendersi anche l’entusiasmo del Sindaco per l’innovazione tecnologica.
Il giovane era invece riuscito a sviluppare un sistema per cui i vecchi potevano riunirsi virtualmente a giocare a carte, ed anche alla morra, evitando di dover uscire con il brutto tempo. S’era poi messo in società con altri giovani del paese ed avevano attivata una software house che in telelavoro aveva clienti in tutta Europa ed anche negli USA.
Un tempo i Sindaci si distinguevano nel proclamare il loro Comune “denuclearizzato” il nostro volle distinguersi proclamando il primo Comune “demonetizzato” del mondo. Su sua iniziativa, la cooperativa dei postini ha definito una convenzione con le poste per la quale gli addetti sono stati dotati d’uno strumento che ricarica le carte di credito. Tutti gli abitanti hanno quindi avuto in dotazione una carta che viene ricaricata a domicilio e che consente di fare ogni tipo di spesa in paese. Anche il bicchiere di vino al bar viene pagato con la carta e nel paese è scomparso quindi l’uso della moneta. Lo strumento in dotazione ai postini fa anche le funzioni di bancomat, è quindi possibile per gli abitanti rifornirsi a domicilio dei soldi che dovranno spendere fuori paese.
Anche il parroco che aveva avuto dei problemi per la prenotazione delle confessioni si è adeguato al sistema ed ha dotato il sacrestano di un lettore di card. Così durante la Messa non gira più con la borsa delle offerte ma con un strumento nel quale i parrocchiani inseriscono la card e digitano l’offerta voluta. Anche nel mondo delle favole non tutto va a fagiolo… Anche nel nostro paese il Sindaco viene criticato, come in tutti i paesi, soprattutto dall’opposizione. Chi è dall’altra parte infatti, non si sa bene se per una questione di principio o d’intelligenza non riesce ad ammettere che la rivoluzione tecnologica introdotta dal sindaco ha del miracoloso a livello planetario, ha infatti sfatato l’idea che la tecnologia è disumanizzante, e l’ha trasformata invece in un mezzo per fare del suo paese una vera “vicinìa”, un mezzo per avvicinare tra loro le persone, il sistema di relazioni virtuali per favorire lo sviluppo del sistema di relazioni interpersonali.
Con il nuovo sistema però il Sindaco ha avuto il vantaggio di sentire direttamente l’opinione della gente e supportato da sondaggi che gli danno dei gradimenti interno al 90% (compreso il mio!) va avanti imperterrito nella sua riforma per il Comune domotico. Auguri!...

giovedì 17 settembre 2009

C'era una volta il problema montagna!

Chi in questi anni si è interessato al tema dello sviluppo della montagna non può che restare sconcertato di fronte al fatto che da un lato la Regione ha commissariato le Comunità Montane, dall’altro la Provincia ha soppresso la Direzione d’Area montagna. Lo sconcerto aumenta di fronte alla sensazione diffusa (mi augurerei di essere smentito!) che a fronte di questi provvedimenti in negativo, nessuno “abbia alba” di qualcosa di nuovo ed alternativo da proporre. E allora tanto per dir qualcosa, anche chi non ha titolo può immaginarsi nuovo scenario.…
La Provincia potrebbe proporsi sul tema della montagna con una Direzione della Rete dei Servizi per la montagna, con l’obiettivo di mettere in rete i servizi esistenti e sviluppare ulteriormente una rete dei servizi articolata sul territorio, e tarata sulla specificità della montagna, in modo da garantire anche ai paesi più periferici una qualità di vita, in termini di disponibilità di servizi, uguale a quella di chi vive in città: dai trasporti, alla scuola, all’assistenza, alla sanità ecc.
La Provincia con l’omogeneità di presenza a livello di tutto il sistema montagna, garantirebbe l’uniformità dell’intervento, e favorirebbe economie di scala. La presenza della Provincia comunque dovrebbe limitarsi ad un ruolo di regia, lasciando ai singoli Comuni l’intervento diretto sul territorio e quindi il rapporto con i propri cittadini. Diventando antenna locale del sistema di servizi provinciali, i Comuni potrebbero meglio assolvere al ruolo prioritario che loro dovrebbe competere: quello di animatori della vita sociale, culturale ed economica dei singoli paesi.
Il ruolo della Provincia nel settore dei servizi dovrebbe essere affiancato nei settori dello sviluppo dalla Regione, attraverso una Agemont rinnovata nel ruolo e negli obiettivi. Un centro d’innovazione tecnologica per la montagna si giustifica infatti non per incubare ad Amaro alcune imprese che potrebbero comunque venir ospitate dal Cosint, ma per farne il centro di una rete che valorizzi tutte le opportunità di sviluppo della montagna. Quindi il centro di innovazione dell’agricoltura in montagna sviluppando tutte le opportunità di prodotto ed una nuova politica di marketing di tutto il sistema agroalimentare. Il centro dell’innovazione per l’ambiente con lo sviluppo dei consorzi obbligatori fra i proprietari pubblici e privati dei beni silvopastorali Il centro di innovazione del sistema turistico della montagna, sistema da innovare sia sotto il profilo dell’impiego delle tecnologie dell’ICT sia sotto il profilo organizzativo, gestionale e dell’innovazione. Il Centro di innovazione dei laboratori di trasferimento tecnologico, per favorire l’innovazione di prodotto e di processo in tutto il sistema delle microimprese industriali, dell’artigianato e dei servizi.
Se le antenne sul territorio d’una nuova presenza della Provincia, devono essere i Comuni, le antenne per gli interventi della Regione dovranno essere le associazioni di categoria e i vari consorzi, costituiti da costituire o da rinnovare, che riuniscono gli operatori locali dei diversi settori economici.
In questa ottica una azione parallela di rafforzamento anche dimensionale dei Comuni, consentirebbe di farne le strutture capaci di realizzare, anche nelle periferie, la sintesi locale tra l’Agemont e la Provincia. Sintesi necessaria ed indispensabile per ricreare le “economie di paese” come fondamento per una nuova qualità del “vivere in paese”, per fare quindi della montagna un luogo dove non si è stati condannati a vivere, ma ove si sceglie di vivere, attirando magari anche altri a condividere questa scelta…
Se poi si arrivasse alla definizione di una regia unica tra le due Province che amministrano territori montani e la Regione attraverso l’Agemont, e ad un rilancio della rete a banda larga con relativi servizi, si potrebbe anche finire per non accorgersi che sono sparite le Comunità Montane…

mercoledì 9 settembre 2009

Sindaco manager dello sviluppo.


Ho cercato di inviare per e-mail il mio documento sul Comune di Carnia a tutti i sindaci, ma è stata una impresa titanica, ed in qualche caso non ci sono riuscito. E’ possibile che non ci sia messi d’accordo neppure sul formato di posta elettronica con cui raggiungere i Sindaci! Complimenti a Sutrio, l’unico ad avere un format per scrivere al Sindaco!
Anche questa difficoltà pratica, segnala quanto lontano sono dalla realtà quando immagino il primo Comune a rete, nel quale non solo ogni Comune ma anche ogni paese diventa un nodo della rete unica della Carnia. Sì, perché questo dovrebbe essere l’obiettivo finale della riforma, 120 nodi di identità di paese uniti nell’unica rete dell’identità carnica.
Qualche Sindaco mi ha giustamente obiettato che non si possono sopprimere i Comuni, che devono essere considerati presidi del territorio sotto il profilo sociale economico culturale e delle tradizioni, prima ancora che sotto l’aspetto idrogeologico. Sono assolutamente d’accordo!...
La mia non deve essere vista come una proposta di razionalizzazione, o di riduzione della spesa, anche se incidentalmente può portare a questi risultati. La mia deve essere vista soprattutto come una provocazione in positivo per una riflessione da fare assieme su una nuova organizzazione del territorio che abbia come riferimento la valorizzazione del “vivere in paese”. Troppo spesso i Sindaci sono e sono stati (mi metto nel novero) più preoccupati delle opere, che delle persone. Togliendo ai rappresentanti dei paesi il compito delle opere, (gestito a livello di Carnia) li porteremmo a misurarsi proprio sui temi dello sviluppo economico sociale e culturale del paese.
In un incontro alla facoltà di sociologia dell’Università di Trento, (sono passati vent’anni!) mi definivano il sindaco come “manager dello sviluppo economico sociale e culturale del proprio paese”, quanti di noi, sindaci ed ex sindaci, in questi anni possiamo dire di poterci riconoscere in questa definizione?...
E se fosse proprio questa la spiegazione del perché la Carnia è una montagna in ritardo di sviluppo, mentre altre montagne sono diventate delle eccellenze?

venerdì 14 agosto 2009

Dal problema montagna al problema Carnia.


Abbiamo sempre affrontato i problemi dello sviluppo del nostro territorio come “problema montagna”. Forse è il caso di modificare i termini e quindi la prospettiva, e di iniziare a parlare del “problema Carnia”.
Quando ci si riferisce ad un problema montagna sembra quasi si voglia affermare che la montagna costituisce un problema in quanto tale: montagna sinonimo di sottosviluppo. Eppure sappiamo tutti che ci sono montagne caratterizzate tutt’altro che da sottosviluppo. E comunque la montagna in sé non è un problema ma semmai una peculiarità che deve essere tenuta presente, nella risoluzione del problema e che potrebbe diventare un valore aggiunto.
Ai tempi del referendum i sostenitori della necessità della nuova Provincia enfatizzavano il vantaggio che sarebbe derivato da un nuovo istituto a democrazia diretta. Si dava la colpa del mancato sviluppo alla mancanza di democrazia diretta.
Montagna e democrazia sono sempre stati così utilizzati come alibi per non affrontare il problema del perché la Carnia sia ancora un territorio in ritardo di sviluppo. Eppure si tratta d’un territorio lambito dall’Austostrada Venezia-Monaco e quindi tutt’altro che marginale ma anzi al centro del sistema Europa. Un territorio con una viabilità interna discreta, un patrimonio edilizio rinnovato dopo il terremoto. Un territorio che, a detta di tutti i visitatori, ha avuto dalla natura e dalla storia caratteristiche distintive eccezionali, potenzialità turistiche sottoutilizzate. Un territorio con risorse umane ad alta scolarizzazione, ecc. ecc.
Ma tutti questi punti di forza non sono stati sufficienti a creare le condizioni per un adeguato sviluppo economico e sociale, che faccia del territorio una terra di elezione e non di emigrazione.
Come mai? Ci deve essere un elemento di debolezza, una criticità che neutralizza gli asset positivi! Certo! Ma il paradosso, a mio avviso, è che questo elemento, in sé costituirebbe un vantaggio competitivo. Si tratta dell’identità, del carnicismo, del sentirsi carnici. Un sentimento che, unendoci, dovrebbe costituire un punto di forza. Invece costituisce un punto di forza quando lo opponiamo agli altri, diventa elemento di debolezza quando lo viviamo al nostro interno. Quello che positivamente diventa orgoglio carnico e ci stimola nel confronto con gli altri, quando siamo tra noi diventa vuoto campanilismo, invidia in negativo, desiderio di demolire invece che di costruire. L’elemento in più diventa un problema, come capita alle volte ad un a squadra di calcio per la quale il vantaggio di avere un fuoriclasse, porta al risultato negativo di una squadra che non gira.
Che fare? Intanto sarebbe importante che ci trovassimo a condividere la diagnosi. Continuando a dire che il problema è della montagna o delle istituzioni, perdiamo solo tempo ad immaginare prognosi inutili. Se invece ci convinciamo che il problema è culturale, sarebbe più facile mettersi d’accordo su un progetto nuovo, per un nuovo percorso di rinascita. Avremmo finalmente capito da dove partire!...

martedì 11 agosto 2009

E gli attuali Comuni?


Con la costituzione del Comune Unico della Carnia che ne sarà degli attuali Comuni?
Il Dlgs 297/2000 all’art. 16 prevede già che nei comuni istituiti mediante fusione di due o più comuni contigui lo statuto comunale può prevedere l'istituzione di municipi nei territori delle comunità di origine o di alcune di esse. Stabilisce anche che lo statuto e il regolamento disciplinano l'organizzazione e le funzioni dei municipi, potendo prevedere anche organi eletti a suffragio universale diretto.
Gia la legislazione vigente prefigura quindi un Comune articolato in Municipi, entrambi a suffragio universale. Nel nostro caso avremo quindi la possibilità di eleggere direttamente sia i rappresentanti nel Municipio ex Comune che quelli del Comune Carnia. Se poi, tornando alla storia, ai Municipi attribuissimo invece il nome di Comunità, potremmo immaginare 28 Presidenti di Comunità che formano il Consiglio del nuovo Comune, con il Sindaco ad elezione diretta.
Ai sensi del comma 6 dell’art.27 dello stesso Dlgs avremmo poi che “al comune montano nato dalla fusione dei Comuni il cui territorio coincide con quello di una comunità montana sono assegnate le funzioni e le risorse attribuite alla stessa in base a norme comunitarie, nazionali e regionali”.
Se poi ritenessimo di non essere ancora preparati per un passaggio del genere, si può percorrere la strada dell’Unione dei Comuni prevista dall’art. 32, ma non come escamotage per avere qualche contributo in più, come è avvenuto in questi anni, ma organizzando l’Unione dei Comuni della Carnia, come propedeutica alla fusione nel Comune unico.

giovedì 30 luglio 2009


DIAMO UN FUTURO ALLA SPERANZA
LA CARNIA NON TACE

Il commissariamento della Comunità montana della Carnia da parte della Giunta regionale (Presidente Tondo) in vista di una sua soppressione è un insulto alla democrazia di un popolo, che ha fatto della autonomia e dell’autodeterminazione una sua bandiera sin dalla Repubblica libera del 1944 e ancora prima.
Non accettiamo che un proconsole mandato da Trieste decida per noi.

Rispondiamo pacificamente a questa sfida per la DIGNITA’ DELLA CARNIA con un

GIRO…..TONDO


GIOVEDI’ 6 AGOSTO 2009
Alle ore 18

Nel piazzale della Comunità montana in
Via Carnia Libera 1944


Tutti i cittadini sono invitati a partecipare

I promotori
Massimo Peresson, consigliere provinciale di Udine
Pasquale D’Avolio, consigliere comunale di Paularo



c.i.p. Via Spinotti 1, Tolmezzo Tolmezzo 31 luglio 2009

lunedì 27 luglio 2009

Ripartire dall'identità.


Leggo da un documento dell’UNCEM che la fusione tra piccoli Comuni contermini può essere proposta soltanto da uomini senza storia e geografia. Il giudizio mi pare condivisibile quando si parla di costituire i comuni di vallata: aggregazioni tra realtà che non spesso non hanno nulla da condividere né sul piano della storia né su quello delle relazioni attuali. Ma nel nostro caso è invece proprio la storia e la geografia e portarci a pensare alla Carnia come un unico Comune.

Che il territorio costituisca una entità geografica chiaramente definita e fuori discussione.

Sul piano storico citando da Furio Bianco in “Comunità di Carnia” fu con la conquista napoleonica che “alla tradizionale polverizzazione sul territorio di piccole entità amministrative, separate ed autonome le une alle altre, gelose delle proprie prerogative, si sostituì la politica dell’accorpamento amministrativo, di più villaggi contermini”.

Prima la struttura amministrativa della Carnia aveva come base la comunità degli abitanti dei villaggi. La Comunità di Carnia era fatta da tante comunità di villaggio. Si può celebrare in questi anni il bicentenario della nascita dei Comuni. Ma non sono bastati duecento anni a creare l’identità di Comune, resiste ancora e prevale l’identità di villaggio.
Possiamo proseguire sulla linea napoleonica, realizzando ulteriori accorpamenti o tornare a quella che era la vera identità della Carnia e pensare ad un unico Comune costituito da tante Comunità di paese, puntando a valorizzare il patrimonio culturale della nostra identità.

sabato 25 luglio 2009

Carnia, un solo Comune.


Carnia, un solo Comune.
La mia non è una proposta politica, non ho alcuna veste per farla. E’ una proposta culturale, perché ogni cittadino dovrebbe porsi il problema del futuro della sua terra. Come proposta culturale può anche non essere immediatamente realizzabile, ma limitarsi a indicare una direzione, percorso. Leggo che Berlusconi chiede idee per “l’Italia che amiano”, io, più modestamente mi fermo al piano de’ “La Carnia che amiamo”.
Le obiezioni che mi sono pervenute e che mi sono state fatte oralmente, mi hanno confermato paradossalmente che l’idea è molto meno provocatoria di quanto possa sembrare. Mizzaro restando sul piano della provocazione dice: ma allora perché non facciamo anche il Comune della Bassa friulana… Perché la bassa non ha il vantaggio che abbiamo noi di avere una identità, potrei dire, ma il fatto non ci riguarda. La mia proposta è una soluzione che consente grossi risparmi di struttura da riversare in vantaggi per i cittadini, come sottolinea Deotto. Ma al di là dei risparmi è una proposta dalla quale derivano solo vantaggi per il territorio, a partire da quello di dare un supporto istituzionale al valore dell’identità carnica.
Scrive Titta De Stalis: così, si danneggerebbero ulteriormente le periferie. Al contrario! I piccoli comuni di periferia, finiti i vantaggi derivanti dalla gestione del bosco, per garantirsi le condizioni minime di struttura per la sopravvivenza, saranno costretti ad aumentare le tasse locali. Il Comune Carnia nella sua autonomia può diversificare la tassazione sul territorio, favorendo i residenti nelle zone più periferiche. Un unico piano regolatore, può favorire gli insediamenti nelle periferie, un unico piano di edilizia privata può incentivare il recupero del patrimonio edilizio oggi inutilizzato…
Ma perderemmo in termini di servizi… Mantenendo gli attuali Municipi, come centri di contatto con i cittadini, ed investendo sulle reti telematiche, i cittadini finirebbero per non accorgersi neppure della rivoluzione. Se non per il miglioramento dei servizi!.... Ma già oggi con Carnia Acque…Appunto, abbiamo già centralizzato alcuni servizi, creando inutili carrozzoni, per favorire i disservizi. Un unico servizio manutenzioni del Comune Carnia, con centri di intervento dislocati in periferia, garantirebbe una maggiore efficienza nella gestione del servizio idrico come di altri servizi, dal fognario, alla raccolta dei rifiuti, alla manutenzione delle strade, conglobando anche le attuali provinciali di collegamento tra i Comuni. Ma forse i vantaggi maggiori deriverebbero soprattutto nel fatto che avremmo finalmente una organismo capace di elaborare e di gestire per il territorio delle politiche sociali, culturali, di sviluppo turistico ed economico in generale…
Passando dal culturale al politico, si potrebbe anche immaginare un percorso per gradi, con un primo passaggio attraverso quello che l’UNCEM chiama il Comune dei Comuni. Senza sopprimere immediatamente nulla, si potrebbe immaginare un nuovo Comune di nome Carnia, con sede nel Palazzo Linussio, erede della Comunità Carnica, al quale per legge (e quindi obbligatoriamente!) e per gradi (con scadenze stabilite in legge) gli attuali Comuni trasferiscono le competenze. Se alla fine, per evitare qualche suscettibilità, invece che trasformare gli attuali Comuni in circoscrizioni, li si lasciasse con nome e gonfalone, con il solo compito di animazione del loro territorio, e il nuovo assumesse la qualifica di Comune Montano ai sensi della 142, il risultato in fondo non cambierebbe.
Il problema infatti non è nominalistico ma di competenze. Dare la croce del loro fallimento alle Comunità Montane mi sembra ingiusto. Chi le ha volute in questo modo, le aveva votate sin dalle origini al fallimento. Che senso ha infatti un Organismo chiamato ad elaborare piani che non hanno nessun valore cogente, a cui nessuno è obbligato ad adeguarsi?…

venerdì 10 luglio 2009

Referendum sul Comune di nome Carnia!


Il Comune di nome Carnia.

Invece della Comunità Montana, come propone qualcuno, eliminare tutti i 28 Comuni, per riunirli in uno unico: il Comune della Carnia!...Una provocazione? Sì e no. Sì perché l’idea incontrerebbe l’opposizione di tutti i 28 Comuni, no perché una innovazione troppo radicale, anche se non è attuabile, serve ad alimentare il dibattito sul piano culturale, per evitare che in politica ci si muova come i gamberi…
Nella società della globalizzazione che ci sta davanti, la sociologia è concorde nell’affermare che il valore dell’identità costituirà un arma in più, per affrontare le nuove sfide. Sarà vincente la soluzione definita “glocale”. Ebbene se riflettiamo sull’identità ci accorgiamo che non esiste una identità di Comune, ma una identità di paese, e peculiarità nostra (e quindi vantaggio nostro!) una identità a livello di territorio della Carnia. L’abitante di Collina, per fare l’esempio estremo, sotto il profilo dell’identità si considera “culinòto” e “carnico”, Forni Avoltri è per lui un dato anagrafico non identitario…
Su questa osservazione potremmo anche aprire un sondaggio in Facebook, al quale mi piacerebbe partecipassero soprattutto i giovani!...
Se non costituiscono un valore identitario gli attuali Comuni, te l’immagini i Comuni di vallata?...
La soluzione del Comune di 40.000 abitanti invece, riporterebbe in capo al Comune il valore identitario che ci distingue, e di cui andiamo orgogliosi…

Il primo Comune montano d’Italia.
Già la legge di riforma degli enti locali, la 142 del 1990 prevedeva la possibilità di trasformare una Comunità Montana in Comune montano, attribuendo al nuovo Comune anche le competenze e le risorse che la legge assegna alle Comunità Montane. Non mi risulta che ci siano stati altri casi di applicazione della legge, potremmo quindi essere all’avanguardia…
Con quali vantaggi o svantaggi…
Svantaggi non ne vedo al di là della perdita della fascia di Sindaco da parte di 27 soggetti ridotti al rango di Presidenti della Circoscrizione Comunale.
Vantaggi? Si fa una gran fatica ad enumerarli tutti…
Qualcuno non ha pensato alla Provincia della Carnia, visto che non si riesce ad ottenere quella dell’Alto Friuli? Ebbene, il Comune Carnia costituirebbe un rafforzativo rispetto alla Provincia. Diventerebbe comunque il quinto Comune della Regione, maggiorato dalle competenze di Comunità Montana. Ad elezione diretta, per buona pace di tutti quelli che hanno pensato che l’elezione diretta della Provincia risolvesse tutti i problemi della Carnia. Con un nome radicato nella storia e non inventato come quello di Alto Friuli.
Ma soprattutto con le competenze forti del Comune e non con quelle indefinite delle Province (che giustamente qualcuno pensa di eliminare!)….
Un Comune capace di definire il Piano regolatore della Carnia, di gestire l’edilizia privata della Carnia, di gestire tutti i servizi in una dimensione carnica. Un Comune nel quale gli Assessori avrebbero competenze a livello della Carnia, impegnati quindi a sviluppare la cultura carnica, il sistema di istruzione della Carnia, il turismo carnico, le attività produttive della Carnia, lo sport della Carnia ecc. ecc.
Un Comune assistito da una rete informatica efficiente che deve consentire ad ogni cittadino di accedere dalla sede della sua circoscrizione, o da casa se ha il computer, a tutte le informazioni ed i servizi del Comune, compreso evidentemente quello anagrafico.
Un unico bilancio con delega alle Circoscrizioni comunali (gli attuali Comuni) alla gestione delle sole risorse relative all’animazione locale. Con Presidenti e consiglieri eletti, ma operanti a titolo gratuito…
E quindi una unica gestione del personale dei servizi, delle reti…Ve l’immaginate con quali economie di scala, e quindi con quali vantaggi da riversare su tutti i cittadini, ad iniziare dall’energia elettrica a prezzi ridotti, utilizzando le centrali della vecchia Comunità…


Non m’era mai capitato: ho avuto solo consensi alla mia proposta di fare della Carnia un unico Comune! E allora perché non indire un referendum sull’argomento?...
Oppure perché non promuovere una legge regionale che applichi quanto stabilito dal comma 6 dell’art. 28 della legge 142/90. “Al comune montano nato dalla fusione dei comuni il cui territorio coincide con quello di una comunità montana sono assegnate le funzioni e le risorse attribuite alla stessa in base a norme comunitarie, nazionali e regionali. Con la legge regionale istitutiva del nuovo comune si provvede allo scioglimento della comunità montana.
Applicando la legge alla originaria delimitazione delle Comunità Montane in Regione, si ammetterebbe la possibilità di 8 Comuni Montani. Chi ci sta ci sta… definendo molto bene che cosa si intenda con il Comune in rete, ed ancora meglio il ruolo e le funzioni delle Circoscrizioni Comunali in cui verrebbero trasformati gli attuali Municipi…

martedì 7 luglio 2009

Carnia il primo Comune montano.


Il primo Comune montano d’Italia!
Già la legge di riforma degli enti locali, la 142 del 1990 prevedeva la possibilità di trasformare una Comunità Montana in Comune montano, attribuendo al nuovo Comune anche le competenze e le risorse che la legge assegna alle Comunità Montane. Non mi risulta che ci siano stati altri casi di applicazione della legge, potremmo quindi essere all’avanguardia…
Con quali vantaggi o svantaggi…
Svantaggi non ne vedo al di là della perdita della fascia di Sindaco da parte di 27 soggetti ridotti al rango di Presidenti della Circoscrizione Comunale.
Vantaggi? Si fa una gran fatica ad enumerarli tutti…
Qualcuno non ha pensato alla Provincia della Carnia, visto che non si riesce ad ottenere quella dell’Alto Friuli? Ebbene, il Comune Carnia costituirebbe un rafforzativo rispetto alla Provincia. Diventerebbe comunque il quinto Comune della Regione, maggiorato dalle competenze di Comunità Montana. Ad elezione diretta, per buona pace di tutti quelli che hanno pensato che l’elezione diretta della Provincia risolvesse tutti i problemi della Carnia. Con un nome radicato nella storia e non inventato come quello di Alto Friuli.
Ma soprattutto con le competenze forti del Comune e non con quelle indefinite delle Province (che giustamente qualcuno pensa di eliminare!)….
Un Comune capace di definire il Piano regolatore della Carnia, di gestire l’edilizia privata della Carnia, di gestire tutti i servizi in una dimensione carnica. Un Comune nel quale gli Assessori avrebbero competenze a livello della Carnia, impegnati quindi a sviluppare la cultura carnica, il sistema di istruzione della Carnia, il turismo carnico, le attività produttive della Carnia, lo sport della Carnia ecc. ecc.
Un Comune assistito da una rete informatica efficiente che deve consentire ad ogni cittadino di accedere dalla sede della sua circoscrizione, o da casa se ha il computer, a tutte le informazioni ed i servizi del Comune, compreso evidentemente quello anagrafico.
Un unico bilancio con delega alle Circoscrizioni comunali (gli attuali Comuni) alla gestione delle sole risorse relative all’animazione locale. Con Presidenti e consiglieri eletti, ma operanti a titolo gratuito…
E quindi una unica gestione del personale dei servizi, delle reti…Ve l’immaginate con quali economie di scala, e quindi con quali vantaggi da riversare su tutti i cittadini, ad iniziare dall’energia elettrica a prezzi ridotti, utilizzando le centrali della attuale Comunità…

domenica 5 luglio 2009

Un comune di nome Carnia.



Invece della Comunità Montana, eliminare tutti i 28 Comuni, per riunirli in uno unico: il Comune della Carnia!...Una provocazione? Sì e no. Sì perché l’idea incontrerebbe l’opposizione di tutti i 28 Comuni, no perché una innovazione troppo radicale, anche se non è attuabile, serve ad alimentare il dibattito sul piano culturale, per evitare che in politica ci si muova come i gamberi…
Nella società della globalizzazione che ci sta davanti, la sociologia è concorde nell’affermare che il valore dell’identità costituirà un arma in più, per affrontare le nuove sfide. Sarà vincente la soluzione definita “glocale”. Ebbene se riflettiamo sull’identità ci accorgiamo che non esiste una identità di Comune, ma una identità di paese, e peculiarità nostra (e quindi vantaggio nostro!) una identità a livello di territorio della Carnia. L’abitante di Collina, per fare l’esempio estremo, sotto il profilo dell’identità si considera “culinòto” e “carnico”, Forni Avoltri è per lui un dato anagrafico non identitario…
Su questa osservazione potremmo anche aprire un sondaggio in Facebook, al quale mi piacerebbe partecipassero soprattutto i giovani!...
Se non costituiscono un valore identitario gli attuali Comuni, te l’immagini i Comuni di vallata?...
La soluzione del Comune di 40.000 abitanti invece, riporterebbe in capo al Comune il valore identitario che ci distingue, e di cui andiamo orgogliosi…

sabato 4 luglio 2009

Comunità di Carnia.


Oramai è certo, sarà commissariata la Comunità Montana della Carnia! Assieme alle altre comunità della Regione Friuli Venezia Giulia. Il commissariamento, eliminando gli organi di partecipazione, corrisponde di fatto ad una soppressione. Avremo il merito di essere i primi in Italia ad eliminare le tanto vituperate Comunità Montana.
Ma la nostra non è una Comunità Montana è la Comunità Carnica.
Le Comunità montane sono state istituite con la legge 1102 del 1971, la Comunità Carnica è nata molto prima dal dibattito sviluppatosi nel dopoguerra sulle modalità di organizzazione del territorio della montagna carnica, per favorirne lo sviluppo.
E’ vero che le condizioni sono cambiate! Ma perché il nome Carnia non resti soltanto una indicazione geografica, cosa si può immaginare, per dare a questo nome un significato che trasformi lo spirito identitario, nel quale tutti ci riconosciamo, in un valore aggiunto per lo sviluppo economico, sociale e culturale, per farlo diventare sinonimo di “terra di elezione”? Terra nella quale si è avuta da la fortuna di nascere, e nella quale si può scegliere di vivere, perché vi si vive meglio che altrove…
Il blog è aperto ad ogni tipo di risposta o di suggerimento…